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Le banche e la crisi: ‘la colpa è degli altri’

Il credito all’economia reale? La domanda è bassa, e poi costa troppo fare credito, considerando le regole di Basilea che ci impongono di accantonare del capitale per coprire i rischi rappresentati dai prestiti.

Questo il succo delle risposte date a NoBigBanks dai rappresentati di Prometeia, società di consulenza che con la sua “Prometeia Banking Day 2013” ha di fatto agito come portavoce delle grandi banche presentando il quadro della situazione nel settore e le previsioni per il 2013-2015.

Negli ultimi anni le grandi banche italiane hanno avuto dei soldi praticamente gratis, sia dalla BCE con le sue operazioni LTRO e simili, sia dai cittadini italiani, se consideriamo il meccanismo dei titoli di stato. Infatti, avendo investito nel debito italiano – sempre con l’aiuto dell’istituto di Francoforte – le banche italiane hanno fatto dei bei profitti acquistando titoli dai rendimenti alti (5-6%) con i fondi ricevuti ad un costo ben più basso (1%). Qualcuno cerca di sottolineare un aspetto positivo: così il debito pubblico italiano torna nei propri confini, riducendo il potere speculativo dei gruppi internazionali. Carta Mangia CartaMa il problema che si presenta è il comportamento di queste banche ‘patriottiche’. Partiamo dai fatti: hanno preso i soldi dagli italiani. Sì, dagli italiani, perché il debito pubblico chi lo paga? Non siamo forse tutti noi attraverso le tasse e il ‘rigore’ che tanto piace ai politici serissimi che non perdono occasione di ribadire l’importanza di mantenere gli “impegni europei”?

Allora perché continuano a calare in modo significativo gli impieghi (prestiti) verso famiglie e imprese? Se le banche hanno avuto dei soldi gratis da tutti noi, non sarebbe il caso di restituirne un po’ attraverso l’attività che tra l’altro dovrebbe contraddistinguere proprio le banche? Mutui alle famiglie, prestiti alle imprese, ossigeno a quelli in difficoltà.

I numeri dicono che questo non succede, e i racconti di imprenditori e professionisti sono agghiaccianti: imprese che per decenni hanno avuto ottimi rapporti con la filiale locale, che al primo segno di difficoltà economica sono costrette a rientrare del tutto, a licenziare e a volte anche a chiudere. E’ così che si ripaga la mano pubblica che aiuta?

Dunque, abbiamo posto proprio questa domanda ai rappresentanti di Prometeia la scorsa settimana a Milano: perché nonostante questi aiuti le banche prestano sempre meno? Risposta: c’è la crisi, la domanda è bassa. E poi prestare i soldi costa tanto. Le regole di Basilea impongono agli istituti di accantonare del capitale per tutti gli impieghi in categorie rischiose. Con l’economia che va male è chiaro che le imprese rappresentano un rischio. E’ costata fatica raccogliere i capitali in questi anni, ora le banche stanno attente a doverli accantonare.

Bella roba. Quando si tratta di fronteggiare la speculazione finanziaria (e dunque di “pagare il pizzo” a chi minaccia la stabilità) i soldi dalla BCE sono praticamente infiniti. Ma non arrivano mai all’economia reale. L’economia va male e le banche ne approfittano. Poi ci dicono che davvero non possono aiutare, che la colpa è sempre degli altri. no big banks Lasciamo stare per ora la scusa che la domanda è bassa. Una minima conoscenza del mondo delle pmi, o anche semplicemente l’ascolto della radio, fa capire quanto bisogno di credito c’è per l’economia reale. Il problema è che con le regole attuali il credito si può fare solo a chi non ne ha bisogno, a chi è già solido. Per le imprese con qualche difficoltà scatta una valutazione che porta al diniego dei finanziamenti e anche alla richiesta del rientro sui crediti esistenti.

Il sistema deve cambiare. Occorre ribaltare la logica dei salvataggi degli ultimi anni: non più soldi per salvare il settore finanziario nella speranza che qualche goccia arrivi all’economia reale (trickle-down). Occorre incanalare gli investimenti direttamente verso le imprese produttive, sapendo che la ripresa delle attività farà girare più liquidità laddove serve. Questa concezione è esistita per gran parte del dopoguerra, e si trova ancora tra le banche non coinvolte nella grande bisca sui mercati finanziari mondiali.

Rubinetto CreditoMa le big banks e i loro rappresentanti nelle istituzioni finanziarie internazionali non sono proprio d’accordo con un cambiamento di questo tipo. Tuttavia si tratta dell’unica alternativa alla continuazione del crollo attuale. Gli strumenti si possono trovare senza grande difficoltà, a livello sia nazionale che regionale. Sarà necessario però ammettere apertamente il fallimento del sistema attuale e smettere di aspettare sempre che le iniziative le prendano gli altri. A furia di aspettare finiremo tutti nel baratro.

Salviamo la Gente. Riformiamo le Banche. Processiamo i Banchieri. Ristabiliamo la Legge Bancaria del 1936 abolita nel 1993.

Added by Tommaso Esposito on 15 Jun 2013 at 03:02 PM | Comments (0)
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