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LA SCELTA DEL POTERE

Bernanke cambia drammaticamente registro nella politica monetaria della FED, la banca centrale americana:

più lavoro, anche a costo di un po' di inflazione!

Questo articolo sul Finacial Time annuncia l'evento, dandone una interpretazione "parziale" e positiva: http://www.ft.com/intl/cms/s/0/4d4e2e62-4866-11e2-a1c0-00144feab49a.html

La FED Acquisterà sui mercati secondari titoli di stato americani per qualsiasi importo e qualsiasi durata che risulterà utile a far scendere la disoccupazione. Anche se queste manovre faranno salire (temporaneamente) l'inflazione. Senza limiti!

Rappresenta un cambiamento di paradigma importantissimo, che potrebbe diventare epocale.

Fino ad oggi nei paesi occidentali l'obiettivo numero uno delle banche centrali è stato il contenimento dell'inflazione.

Il concetto di inflazione merita un approfondimento a parte (per capire le differenze fondamentali, poco reclamizzate, fra inflazione al consumo e inflazione dei valori patrimoniali).

Ma bisogna dire da subito che l'ovvio motivo di questa tutela NON risiede nell'evitare una ingiusta tassa sui deboli e sui poveri (come viene spesso presentata l'inflazione). In un mondo che è oggettivamente e scandalosamente governato dai ricchi creditori (privati), l'interesse che si vuole tutelare, contenendo l'inflazione, è esclusivamente il potere d'acquisto della loro ricchezza e dei loro crediti (entrambi privati). Ovvio ed evidente.

Come è possibile che le oligarchie accettino ora questo cambiamento?

Anteporre l'obiettivo "maggiore occupazione" alla difesa del potere d'acquisto dei ricchi sembra cosa rivoluzionaria. E quadra con un governo Obama che dovrebbe essere democratico. Sarà proclamato da Hollande e Bersani (vedremo.. ma dopo..).

Attenzione, però.

Intanto l'inflazione di lungo periodo è - per ora - ben ancorata e bassa. Tale rimarrà fino a quando ci saranno fattori della produzione inutilizzati o poco utilizzati in grado di assorbire la liquidità immessa nel sistema. E' normale in periodi di crescita scarsa e prolungata, come l'attuale. Sempre, poi, che quella liquidità arrivi effettivamente ai fattori della produzione.

Il fatto è che NON può essere compito della banca centrale promuovere l'occupazione perché non ne ha gli strumenti.

La FED non è in grado di decidere DOVE devono arrivare i soldi che immette nel sistema. Può solo assecondare le politiche del Governo.

Ma se questo fosse il vero obiettivo del governo Obama - che ha in mano gli strumenti realmente efficaci - dovremmo vedere un corposo programma di investimenti destinato a creare lavoro (pubblico o privato poco cambia) finanziato da una spesa pubblica più alta del passato. Il che sarebbe possibile o raccogliendo risorse mediante maggiori tasse sui capitali non investiti nella produzione, oppure da un aumento del deficit, finanziato dalla FED.

NON mi risulta che queste siano le intenzioni. Al contrario, per quello che ho capito leggendo i giornali, vedo: più tasse (sui soliti) e meno spesa pubblica. Politiche recessive, quindi, e non espansive:(

Allora?

Allora si deve immaginare (non conoscendo le reali intenzioni) qualche obiettivo alternativo:

1) Liquidità per i mercati finanziari.

Si immettono ancora una volta montagne di soldi nel sistema, sapendo che finiranno prevalentemente a sostenere le bolle speculative sui mercati finanziari (gaudio per le oligarchie che su quei mercati hanno investito i loro soldi!);

2) Trasferimento dei rischi.

Mentre si distribuisce liquidità ai mercati, si trasferiscono nel frattempo ai libri della FED i titoli del debito americano, togliendoli dai portafogli degli investitori istituzionali. Investitori che vengono così liberati da asset (rischi) remunerati molto poco e, soprattutto, liberati dai futuri problemi che l'inflazione potrebbe portare. Prima, per esempio, che sugli stessi titoli arrivino i venti di tempesta che provocherebbe la decisione della Cina di smettere di comprarli. Per spostarsi, magari, su acquisti di aziende, terreni e beni reali. Negli Usa e nel resto del mondo. Lo sta già facendo, con i trilioni di dollari accumulati in decenni di avanzo commerciale, prima che quei dollari inizino a perdere valore... (non aiutano le dichiarazioni offensive verso la Cina di qualche economista americano).

Sempre durante questo prossimo periodo di bengodi per i mercati finanziari, altri rischi di credito e di mercato (la ricchezza di carta delle bolle speculative) continueranno scandalosamente ad essere nascosti dentro i titoli tossici. Quelli che una persona del mestiere, laureata in economia o in ingegneria finanziaria, non ha la minima possibilità di valutare in maniera corretta, a meno di non avere a disposizione esattamente quel computer con quel programma utilizzato da chi li ha creati. Non ne può capire il rischio, non ne può valutare il prezzo. Per questo motivo, quando si comprano, ci si accontenta del giudizio applicato dalle Agenzie di Rating (private, e controllate da chi i titoli li prepara e li vende!). E' per questo che vengono venduti ai sistemi bancari periferici. Dopo la crisi dei mutui subprime sono finiti in Europa, anche nella furba Germania. Hanno avvelenato i sistemi bancari di alcuni paesi periferici, che ora dobbiamo "salvare" con i sacrifici umani imposti dalle politiche di rigore. Verranno ancora venduti in tutto il mondo, ovunque ci sia ancora qualche pollo che abbocca, oppure qualche potente che ha interesse (privato) a far abboccare le banche del proprio paese. E siccome questa storia di salvare il sistema bancario con i soldi pubblici comincia davvero a dare fastidio.. è troppo sfacciata... ecco a voi il sistema bancario ombra.

Per i prossimi rischi (o, piuttosto, delle prossime probabilissime perdite) da trasferire se ne occuperà lui: lo shadow banking sistem. Lo farà infilandoli nei portafogli di investimento degli investitori privati, famiglie risparmiatrici, assicurazioni, aziende, assicurazioni, fondi comuni e fondi pensione. Li hanno fatti apposta! Per questo vogliono togliere agli stati il potere di garantire una pensione ai cittadini.. ci penseranno loro.... Un immenso parco buoi docile ed ammaestrato. Così, quando verranno fatte le leggi per disciplinare le banche... ecco chi agirà (dichiaratamente) nell'ombra.. al di fuori di quelle regole. Le regole per le banche non varranno per loro.

E' ormai chiaro a chiunque abbia un minimo di onestà intellettuale che quei titoli rappresentano una truffa. Andrebbe combattuta dalla magistratura di tutto il mondo con il codice penale in mano (per i magistrati italiani che abbondano su internet e sul palcoscenico della politica si può ricordare l'articolo 640 c.p.).

Ma, ancora prima e con più forza, andrebbe combattuta dalla politica di tutto il mondo con leggi speciali, ferme e spietate.

I regolatori del sistema, guarda caso, non rispondono ai popoli, attraverso organismi democratici. Sono infatti organismi privati quelli che disegnano le regole per il sistema finanziario. Che cavolo ci aspettiamo: che tutelino gli interessi pubblici o quelli privati ? La classe politica, che definire venduta è dir poco, preferisce parlarci delle nostre colpe, degli sprechi che abbiamo accettato prendendone le briciole, della necessità di contenere il debito pubblico (che hanno causato con la loro corruzione ed infilandoci dentro vergognosamente le perdite del settore privato tutte le volte che hanno potuto). Della necessità di difendere la pace nel mondo facendo "più Europa".. senza spiegarci quale mostro giuridico siano le Istituzioni dell'Unione Europea. E si sono guardati bene dal farcelo capire.

Non una parola, invece, sulla necessità di vietare a questi mostri della finanza internazionale di continuare impunemente a seminare distruzione e veleni. La pena di morte; quella che nell'Unione Europea è stata reintrodotta ad insaputa dei popoli per i "reati" anche presunti che potrebbero avere a che fare con le prossime sollevazioni polari; quella che - di fatto - viene applica alle migliaia di vittime condannate dalla disperazione, conseguenza diretta di queste politiche scellerate di austerità che ci impongono con l'unico vero scopo di coprire i buchi causati da quei prodotti; potrebbe essere presa in considerazione per queste colpe, con leggi speciali. Se non fosse, invece, da bandire sempre e comunque. Avvolta - assieme alla guerra - da un tabù culturale che sta per essere infranto, sotto i nostri occhi, dagli interessi sempre più spietati del potere.

3) Qualche briciola arriverà pure all'economia reale, possiamo contarci. Con un duplice intento: far vedere che qualche posto di lavoro si crea (o che intanto il PIL cresce..) e tenere così buona l'opinione pubblica. Ma poco. Quanto basta a far durare il gioco.

4) Nel frattempo, le politiche di austerità in Europa renderanno sempre più a buon mercato i beni reali. Questa è la deflazione, questo il risultato delle politiche recessive.

Questo, e non altro, spiega l'apparente stupidità di scelte che, a parole, mirano a contenere il debito pubblico e rilanciare la crescita e, nei fatti, fanno salire il debito pubblico e ammazzano la crescita (e qualche persona). Esattamente come ci si deve aspettare da politiche recessive, da aumenti di tasse e diminuzione della spesa pubblica in periodi di crisi. Chi pensa che i tecnici europei abbiano sbagliato i calcoli, che abbiano solo sbagliato i tempi, o i modi, si confonde. Chi spera poi di essere salvato da quelle politiche, resterà dolorosamente disilluso, molto presto. Ma credo che le persone in buona fede a sperarlo siano veramente poche, fra quelle che hanno strumenti per capire.

la discesa dei prezzi dei beni reali, delle aziende pubbliche e private (fra cui quelle che gestiscono i servizi pubblici), dei prezzi delle nostre case, dei nostri terreni, dei nostri beni culturali - risultato atteso e voluto di quelle scelte politiche - sarà dolorosa per noi, ma benedetta per altri. La cosa permette infatti agli investitori americani (diventati grazie alla politica della FED improvvisamente molto liquidi) di fare uno shopping entusiasmante. Ma anche a molti degli investitori europei, quelli che grazie a posizioni dominanti sanno e sapranno continuare a difendere i propri interessi, sempre più ristretti. Le oligarchie riescono sempre ad essere indifferenti ai confini nazionali.. ed ai problemi dei diversi popoli. Al punto di scatenare le guerre, quando divenisse necessario.

5) A processo ultimato, trasferito il rischio ed i beni reali.. , allora le cose potranno cambiare veramente. Ma solo allora:

  • Sarà dichiarata guerra alla finanza, che diventerà ufficialmente brutta e cattiva e verrà combattuta, ricreando la separazione bancaria e vietando i derivati. Bene! ma tanto, il gioco è scoperto; la sua difesa è sempre meno sostenibile. omunque non potrà durare. Soprattutto, poi, ci sono sempre alternative valide per sfruttare i deboli. Infine, non dimentichiamo: ci sarà sempre il sistema bancario ombra. Perfino la Cina combatte ufficialmente la bolla immobiliare che sta minando alle radici la sua solidità, vietando alle banche di prestare soldi ai costruttori.. ma lascia che il sistema bancario ombra cinese continui, ora con più vigore, a gonfiare la bolla.. Non sempre copiano il meglio, dalla cultura occidentale.

  • Partirà finalmente un programma vero di investimenti nell’economia reale che farà salire - questa volta per davvero - occupazione e inflazione. Qualcosa a che fare con nuove teorie keynesiane... che intanto si vanno diffondendo, lentamente (con qualche angolo poco chiaro).

Doppio gaudio, per le oligarchie (prevalentemente americane).

Il debito è stato trasferito allo stato e quindi l’inflazione sarà lo strumento usato per gestirlo. Ma Non saranno più i ricchi privati a rimetterci.
Questo, forse, potrebbe essere il motivo per il quale certe teorie tendono a sottovalutare (se non a nascondere) il collegamento fra inflazione e sviluppo, visto che l'inflazione è stata presentata a tutti come un mostro da combattere. Nel dubbio, meglio dire che non ci sarà.

Invece ci sarà ed avrà uno scopo preciso: far scendere il peso del debito pubblico rispetto al PIL in un arco temporale che solitamente dura una trentina d’anni. Le stesse teorie, per inciso, che provengono dall'america, negano che il debito pubblico rappresenti un problema. In nessun caso.

l’inflazione farà salire il valore dei beni reali acquistati dalle oligarchie. Così, mentre il popolo è felice perché tornerà il consumismo e una occupazione un po’ più umana, il potere sarà ancora più concentrato nelle mani di pochi, furbi, potenti, senza scrupolo.

Quanto durerà il processo di distribuzione del rischio e delle perdite, da una parte, e di accumulo di ricchezze reali dall’altra, non ci è dato sapere.

E neppure quanto dolore e quanta disperazione possa costarci, a noi europei, il processo che gli economisti chiamano “deflazione”, i politici: “riforme strutturali”, mentre i furbi lo chiamano: “ditribuzione e accumulo” .

Queste prospettive meritano una attenzione ben diversa da parte dei popoli europei. Tutti. Ed una considerazione ben diversa rispetto alle inconcludenti proposte che ci giungono dalla politica. Purtroppo, dentro e fuori il palazzo.

Quattro interventi irrinunciabili, vanno perseguiti in maniera interconnessa, ed urgente.

1) lotta immediata alla finanza speculativa:

  • vietando i prodotti tossici;

  • ripristinando la separazione fra banche commerciali e banche d'investimento;

  • nazionalizzando le principali banche commerciali;

  • smantellando il sistema bancario ombra e tutto l'apparato di "gestione collettiva del risparmio".

Le bestie selvagge che non possono essere domate si sopprimono, quando rischiano di procurare guai seri.

2) superare i vincoli imposti dall'Euro e dalle assurde regole volute dall'Unione Europea per rilanciare lo sviluppo sostenibile e la speranza di una futura Europa dei popoli:

  • utilizzando la procedura prevista dall'articolo 50 del Trattato UE che prevede il recesso dai Trattati, e che impone anche un processo di negoziazione che dura fino a due anni, durante il quale sarà possibile verificare la reale disponibilità dei partner europei a cercare un cammino comune, solidale, democratico, alternativo; oppure se non sia piuttosto meglio lavorare nell'immediato per altre aggregazioni (che non mancherebbero) e rimandare la costruzione dell'Europa dei popoli a tempi migliori;

  • restituendo allo Stato da subito (mentre si discute) il pieno controllo delle leve di governo dell'economia (moneta e disavanzo) eventualmente ricorrendo all'art. 60 della Convenzione di Vienna;

  • rafforzando il nostro potere negoziale con interventi utili a liberarci dal ricatto del debito estero, favorendo il ritorno dei titoli di stato italiani nei portafogli del sistema Italia;

  • usando le leve di governo (banca centrale assoggettata al potere politico e politiche fiscali) per creare da subito i milioni di posti di lavoro che sono necessari a restituire dignità alle nostre vite, sostenibilità al nostro vivere civile, un futuro ai nostri figli: nei settori della generazione diffusa delle energie pulite; messa in sicurezza idrogeologica del territorio e sicurezza sismica del patrimonio immobiliare; valorizzazione del patrimonio artistico, paesaggistico e culturale italiano e rilancio del turismo; realizzazione del riciclo completo dei rifiuti urbani; riconversione dell'agroalimentare, passando dalla grande dimensione industriale e chimica alla produzione di dimensione locale e biologica (di fatto); ripensamento della rete dei trasporti con occhio ai consumi energetici ed gli interessi locali; realizzazione delle infrastrutture digitali; razionalizzazione dei servizi essenziali attraverso la standardizzazione di buone pratiche da imporre alle strutture pubbliche locali; ripensamento della distribuzione e del commercio, dalla GDO alla dimensione locale e artigianale.

  • per rendere possibile un effettivo controllo pubblico sulle aziende di grande dimensione, anche attraverso il controllo diretto o la partecipazione pubblica.

Insomma, di cose da fare - fra quelle che vogliamo noi cittadini e non le multinazionali - ce ne sono talmente tante che resta solo l'imbarazzo della scelta, dopo aver capito che tollerare la disoccupazione e le politiche di austerità è la stupidaggine più grossa che possiamo accettare.

3) Combattere la corruzione.

Mandando a casa (o in galera) i politici corrotti, e attuando tre importanti riforme:

  • riforma del codice penale per punire più pesantemente i comportamenti che noi riteniamo gravi: quelli contro la collettività;

  • Controlli dall'alto. Ripristino dei controlli centralizzati da parte della Corte dei Conti (adeguatamente rafforzata negli strumenti e negli organici) sulle attività della pubblica amministrazione a tutti i livelli (regioni provincie comuni); abolizione di tutte le pratiche (imposte dall'Unione Europea) di contrattazione con soggetti privati, sottratta oggi ai controlli ed alla trasparenza; legge anti corruzione; legge sul conflitto di interessi (prima o poi lo capiremo che se metiamo gli interessi pubblici in mano ai privati, quelli, se devono scegliere, si faranno sempre e comunque i cavoli loro e non i nostri!);

  • Controlli dal basso. Una legge che obblighi le amministrazioni a pubblicare tutti gli atti e i procedimenti e le posizioni in conflitto di interesse su appositi siti internet di carattere interattivo, messi a disposizione delle associazioni; obbligo delle amministrazioni di rispondere in tempi certi alle domande di chiarimento ed alle proposte avanzate dalla società civile attraverso i previsti canali di partecipazione; sanzioni certe e pesanti per chi non si adegua.

4) Riforma della politica

La democrazia è una cosa seria. Non rinunciabile. Altro che cessioni di sovranità!

  • Va stabilito subito, nero su bianco, che la sovranità non è cedibile. In nessun caso. Il popolo (italiano o europeo che sia) ha diritto a strumenti efficienti di democrazia diretta per poter contrastare l'azione dei rappresentanti tutte le volte che la sua volontà è ignorata o tradita. A maggior ragione nelle aree dove ora è più negata: trattati internazionali e materia fiscale e finanziaria.

  • l'informazione in un sistema democratico NON può essere lasciata in mano ai poteri forti. E' certo che ne abuseranno, per raccontarci frottole. Lo stanno facendo. Le frequenze televisive devono essere ripartite equamente fra: amministrazione pubblica, società civile e privati. Libere da pubblicità le prime due, con pubblicità rigidamente disciplinata l'ultima. Nelle televisioni e nei giornali devono essere garantite, nei fatti: l'indipendenza e la pluralità dell'informazione (assieme ad una chiara disciplina della responsabilità).

  • l'equità e la solidarietà sono indispensabili ad una società sostenibile. E' urgente una riforma fiscale in senso costituzionale (capacità contributiva e progressività) che sappia salvaguardare la produzione reale ma sappia anche far pagare le tasse a chi può. I privilegi della politica sono il prezzo di chi ha svenduto la nostra sovranità ai poteri forti. Non devono essere possibili.

Questo è il quadro delle cose urgenti e indispensabili da fare. Tutte, perché sono collegate.

Bisogna tenere i piedi per terra ed essere realisti: non si farà in tempo a portare queste idee nel prossimo Parlamento.

Le proposte alternative, purtroppo, abbondano e si dividono, invece di concentrarsi; si ostinano a perseguire visioni parziali e interessi di bottega. E in questa abbondanza si perdono. Ognuna concentrata solo su uno o due aspetti dei complessi problemi che abbiamo, proponendo soluzioni che risultano quindi poco praticabili e necessariamente incomplete. Manca la visione d'insieme. Alcuni, relativamente alla propria visione, hanno almeno programmi chiari. Altri si accontentano di generiche dichiarazioni d'intenti. Spuntano all'ultim'ora. Troppo spesso, l'aspirazione ad una politica finalmente nuova viene stroncata sul nascere dalla presenza ingombrante di figure vecchie della politica, lasciando di nuovo soltanto la veste.

Non è escluso che qualcuno operi, guidato da uno sguardo lungo e senza rendersene conto, inconsapevolmente, non già per il contrasto allo scenario descritto. Bensì, per la sua realizzazione. Il potere sa come infiltrarsi, come confondere le acque, come usare l'altrui buona fede.Le chiavi di lettura per la selezione, allora, devono rivolgersi al contenuto della proposta ma anche alla sua totale trasparenza.

Riforma della finanza; Riforma immediata/oppure uscita dall'Euro e dall'Unione Europea; sono due ostacoli che non possono essere aggirati se si vuole rilanciare l'economia e, soprattutto, se si vuole garantire la sostenibilità sociale. Sono cose urgenti, perché il rischio di degenerazione è evidente e montante.

Lotta reale alla corruzione e riforma della politica sono azioni indispensabili, se il futuro che vogliamo costruire con le nostre mani lo vogliamo democratico e, soprattutto, lo vogliamo pacifico e di lunga durata.

Rispetto tutti coloro che hanno fatto o stanno facendo una scelta elettorale, per la prossima tornata. Il voto è un diritto civico fondamentale. Ho difeso animatamente il dovere di esercitarlo contro quanti, da tempo, indicano nel non voto la soluzione.Se però pensiamo che sia arrivato il momento di cambiare veramente le cose, perché abbiamo capito che una società più giusta, serena, sostenibile, umana è decisamente possibile e auspicabile, ma dipende da noi, non possiamo poi liberarci la coscienza delegando. Esaurire nel voto il nostro ideale di democrazia. Soprattutto se lo stiamo facendo, chi più chi meno, turandoci il naso.

Le persone perbene, competenti, dotate di onestà intellettuale e senso della giustizia devono capire che non hanno più il diritto di starsene con le mani in mano; di fronte ai gravi ed evidenti pericoli cui la nostra società sta andando rapidamente incontro, devono fare altro. Scendere in campo. Nessuna delle persone "pulite" ha più il diritto di trincerarsi dietro il pensiero che la politica sia "una cosa sporca".

Un anno fa, sei mesi fa, esisteva una possibilità, almeno teorica, di creare delle forze realmente alternative. In grado di coagulare gli interessi e le aspettative dei 50 italiani su cento che non vanno a votare. Non più per disinteresse, come poteva essere vero solo due anni fa, bensì per disperazione. In grado di attrarre gli altri 40 italiani che vanno a votare ma turandosi il naso, solo per dovere civico, restando altamente insoddisfatti delle proposte politiche. Esisteva la possibilità di una proposta fatta per vincere, non per partecipare. E' andata persa.

la confusione sui concetti storici di destra e di sinistra creata dalle scelte politiche incoerenti dei partiti tradizionali, che hanno smesso di fare gli interessi delle classi che nominalmente rappresentano, ha confuso ulteriormente le idee.

Di fronte al predominio della finanza, che ha asservito di fatto le istituzioni dell'Unione Europea agli interessi del grande capitale finanziario, e schiaccia senza pietà tutto il mondo della produzione reale, procurando danni gravi e tangibili tanto ai lavoratori dipendenti quanto gli autonomi ed alle piccole e medie imprese, una alleanza di tutti i soggetti che sono abituati a procurarsi da vivere con il sudore della fronte è non solo legittima, ma decisamente auspicabile. Eppure prevale, tuttora, una stupida divisione.

Spero sia servito questo tempo, almeno, per capire come non si lavora per aggregare.Quello che ho visto, in questi mesi è la conferma dei dubbi iniziali. Il processo utilizzato è intrinsecamente sbagliato, ed è stato sempre lo stesso. In tutti gli innumerevoli tentativi ai quali ho partecipato, l'idea è stata: mettiamo insieme le persone, creiamo una organizzazione, e poi parliamo di "proposta politica".

L'errore ripetuto: prima il contenitore e poi il contenuto.

E' evidente che, se ci si preoccupa di creare prima il contenitore, cioè l'organizzazione, cioè la distribuzione del potere... prevalgono le squallide logiche del potere. Cos'altro ci si può aspettare. Quelle dove i più prepotenti si sforzano di conquistare il proprio terreno. Personale. E il contenuto passa in secondo piano.

Se si vuole raggiungere un risultato concreto, va seguito il percorso inverso: prima il contenuto, poi il contenitore.

1) prima si cercano persone che già condividono il cuore della visione e della proposta politica; che va studiata, discussa, capita, messa punto, interiorizzata, fatta propria.

Solo allora si può passare al punto successivo.

2) si crea una organizzazione efficiente per fare tre cose:

  • tenere aggiornata la proposta (il mondo cambia rapidamente);

  • divulgarla, farla conoscere il più possibile; sfruttando internet ma soprattutto fuori, in mezzo alle persone che ancora ricevono le informazioni prevalentemente tramite la TV (che racconta balle); nelle associazioni, nei comitati, nei condomini, ovunque sia possibile incontrare persone e dialogare;

  • cercare aderenti, tanti, e soprattutto attivisti, ma tanti, perché alla fine dei giochi in democrazia le idee vincono se sono sostenute dai numeri, non dai sogni.

E' chiaro come il sole e drammaticamente vero che, se le persone con le idee chiare sul modello di vita civile più giusto e desiderabile, se ne stanno a casa, mentre quelli che le hanno confuse, o peggio, quelli che le hanno sbagliate o perverse, si organizzano, una civiltà giusta e desiderabile non l'avremo mai.

La democrazia non ce la regala nessuno. Non si esporta con la guerra e non si ottiene con la rivoluzione. Non si esaurisce nel voto. E' faticosa. Impegnativa.

Pretende il mio ed il tuo impegno, personale, costante.

Il potere sta evidentemente rischiando di essere scoperto. I guasti provocati dalla finanza e i dubbi su cosa siano realmente Euro ed Unione Europea si stanno diffondendo rapidamente, non solamente in Italia. Prima di essere totalmente scoperto e scalzato, si sta organizzando, il potere. Si trasforma per conservarsi. Ed è disposto a tutto.

Noi ancora no. Non ci stiamo organizzando nella maniera corretta. Non solo abbiamo perso tempo: rischiamo di perderne ancora.

Il prossimo Parlamento non durerà 5 anni. Forse non ci sarà maggioranza e, se ci sarà, l'unica possibile è quella che adotterà l'agenda Monti: politiche che porteranno ancora dolore e disperazione mentre faranno scendere i prezzi dei beni reali. La Francia - che sta accumulando grazie alle politiche imposte dall'UE un crescente debito estero - sta per essere presa di mira dalla speculazione e scoprirà ben presto (il popolo francese, quello della rivoluzione) quanto possa essere doloroso.

Grandi incertezze sul futuro di tutti noi. Non possono essere lasciate nelle mani del caso. E tantomeno nelle mani di qualche "salvatore della patria"; di quelli che, in periodi del genere, tendono inevitabilmente ad occupare lo spazio lasciato vuoto dalla mancanza di partecipazione democratica.

Caro lettore, se condividi il cuore della visione e della proposta politica e sei disposto a dare un contributo impegnato; mentre stai pensando di votare turandoti il naso (è giusto che tu lo faccia comunque); ancor di più, se stai pensando di non votare; che ne dici se, intanto, cominciamo da subito a darci da fare, secondo le indicazioni descritte, per creare una organizzazione politica alternativa che dia vita alle nostre aspirazioni? Che si concentri sul contenuto e che si preoccupi delle necessarie alleanze o delle possibili fusioni dopo, solo dopo, ed esclusivamente in ottica di realizzazione della propria visione e mai per interessi di bottega?

Visto che di tempo se n'è perso già tanto, visto che le proposte dell'ultima ora non sono e non possono essere soddisfacenti, vogliamo questa volta, imparare dagli errori e giocare d'anticipo?

Fuori dalla mischia elettorale, mentre per le prossime elezioni ognuno segue il proprio istinto, mettiamo da subito in piedi una organizzazione politica che miri, almeno per il successivo appuntamento, ad aggregare forze sufficienti a far prevalere una visione umana e condivisibile, ma concreta e vincente. La nostra visione, quella in cui gli interessi del mondo della produzione reale, imprese e lavoratori, sono resi realmente conciliabili e devono rappresentare la base di un progetto di lungo termine.

Ognuno di noi ha la responsabilità, individuale, della scelta. In gioco ci sono la pace e la libertà.

Ditambahkan oleh Guido Grossi pada 19 Des 2012 pada 11:36 PM | Komentar (0)
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