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Standard Proposal Proposta di legge per detassare imprese a basso impatto di CO2

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Problema e/o ostacoli

La esagerata produzione di CO2 va ridotta per la salvaguardia ambientale e dunque anche umana.

Incentivare le attività produttive detassandole (come le onlus) premiando la riduzione di CO2 a 0 emissioni nocive anche con attività complementari di rimboscamento ad esempio.

In particolar modo vanno premiate in misura maggiore le attività che già nella loro filosofia rispettano l'ambiente come ad esempio: coltivazioni biologiche, energie ecocompatibili, soluzione per il risparmio energetico.. etc..

Non sono in grado di scrivere una proposta di legge, non ne esigo il merito e dunque che abbia il mio nome, mi interessa che venga fatta bene, che arrivi in parlamento e venga approvata.

Esperienze simili

Ecco una proposta simile che una persona mi ha mandato e da cui poter prendere spunto

CAMERA DEI DEPUTATI

N. _______

PROPOSTA DI LEGGE

d'iniziativa dei deputati

___________________________________

Incentivi fiscali per l'ambiente

Presentata il _______________

Onorevoli Colleghi! - La presente proposta di legge nasce dal presupposto che gli innumerevoli provvedimenti di blocco del traffico o di limitazione dell’uso degli impianti di riscaldamento durante i periodi invernali, succedutisi negli anni ad iniziativa delle singole amministrazioni locali, nonché analoghe misure-tampone di carattere più generale, non hanno portato alcun beneficio di sostanza al problema dell'inquinamento atmosferico che affligge oramai in maniera cronica molte nostre aree urbane ed extra-urbane.

L'aria che respiriamo deve essere purificata e sebbene non vi sia, allo stato attuale, alcun meccanismo artificiale in grado di sostituire efficacemente l'azione svolta dalle piante e più in particolare dagli alberi, vi sono degli interventi concreti che possono essere pianificati e promossi dalle Istituzioni per ridurre l’impatto atmosferico dei cosiddetti gas-serra, in via principale dell’anidride carbonica.

A tal fine bisognerebbe, almeno ad avviso dei proponenti, favorire e incentivare la cattura e lo stoccaggio del CO2, prodotto dai combustibili fossili, attraverso benefici concreti in favore di tutte quelle imprese che adottano sistemi efficaci per limitare l’impatto ambientale delle loro produzioni.

Come si può agevolmente estrapolare da autorevoli fonti (per tutte, l’Enciclopedia Italiana Treccani, dalla quale sono estratte tutte le informazioni che seguono grazie al testo elaborato da Paul Freund), uno dei gas serra derivanti dall’attività dell’uomo è il CO2, che proviene principalmente dalla combustione di combustibili fossili. Il tasso di emissione del CO2 può essere ridotto in vari modi, uno dei quali consiste nel catturare il biossido di carbonio e stoccarlo lontano dall’atmosfera per un periodo di tempo molto lungo. Questa tecnica, chiamata cattura e stoccaggio del CO2 (CCS, CO2 Capture and Storage), è una applicazione innovativa di una tecnologia consolidata. Solo negli ultimi anni sono state riconosciute le sue potenzialità nei confronti del problema globale del cambiamento climatico.

Ormai è comunemente accettato il fatto che si stanno verificando dei cambiamenti nel clima della Terra, che vengono attribuiti alle emissioni di gas serra derivanti dalle attività dell’uomo. Tra questi gas, quello che contribuisce maggiormente è il biossido di carbonio, che viene rilasciato dalla combustione dei combustibili fossili e della biomassa, e dal disboscamento. Le conseguenze finali del cambiamento climatico non si conoscono con certezza, sebbene siano stati formulati numerosi modelli matematici per esaminare questo problema molto complesso. Riconoscendo le conseguenze potenzialmente dannose di un cambiamento climatico incontrollato, i paesi che hanno firmato la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico hanno concordato che il suo obiettivo dovrebbe essere «la stabilizzazione delle concentrazioni di gas serra nell’atmosfera a un livello che prevenga una pericolosa interferenza di origine antropica con il sistema climatico». Tuttavia, non c’è un accordo sul livello da raggiungere per la stabilizzazione, né su quanto bisogna agire per raggiungere questa condizione. In molti modelli, viene spesso presa in considerazione la stabilizzazione a un livello di 550 ppmv di CO2- equivalente, che rappresenta un raddoppiamento della concentrazione di CO2 rispetto al periodo preindustriale. Si stima che la realizzazione di una stabilizzazione a questo livello comporterebbe una riduzione delle emissioni globali del 75-85% rispetto agli attuali tassi, entro l’anno 2100. Concentrazioni più basse richiederebbero riduzioni ancora maggiori. Per portare a termine tali riduzioni in maniera economicamente vantaggiosa sarà richiesta l’applicazione di un’ampia serie di provvedimenti. Le alternative tecnologiche attualmente disponibili per la stabilizzazione dei livelli di CO2 nell’atmosfera includono: a) riduzione dei consumi energetici, aumentando l’efficienza della conversione e/o dell’utilizzazione dell’energia; b) passaggio a combustibili con minore contenuto in carbonio, per esempio gas naturale invece di carbone; c) aumento dell’impiego di fonti di energia rinnovabile o di energia nucleare, ciascuna delle quali emette infine una scarsa quantità netta di CO2, oppure non ne emette affatto; d) sequestrazione del CO2 dall’atmosfera aumentando la capacità di assimilazione biologica delle foreste e dei suoli, oppure catturando e immagazzinando il CO2.

Data l’importanza dei combustibili fossili nell’attuale rifornimento di energia e la previsione che si continuerà così nell’immediato futuro, e in vista delle minacce dei cambiamenti climatici, le modalità di utilizzo dei combustibili fossili senza necessariamente immettere in atmosfera grandi quantità di CO2 sono assolutamente pertinenti al fine di garantire un’erogazione continua e affidabile di energia. Questo controllo delle emissioni dovrebbe essere raggiunto mediante la cattura e lo stoccaggio di CO2 derivante dalla combustione dei combustibili. La combustione dei combustibili fossili rilascia nell’aria un gas contenente CO2, N2, vapor d’acqua, piccole quantità di O2 e altri elementi. Escluso il CO2, gli altri elementi non sono gas serra, e quindi non hanno bisogno di essere tenuti fuori dall’atmosfera. Alcuni di essi, principalmente ossidi di zolfo e azoto e particolati, sono già soggetti a controllo. L’elemento N2 rappresenta la gran parte del volume del flusso di gas, il che rende antieconomico stoccare per intero il flusso di gas come sistema di protezione del clima. Pertanto, per catturare il CO2 è necessario separarlo dall’azoto. Esistono tre tipi generali di sistemi con cui il CO2 può essere rimosso dal processo.

Il sistema riconosciuto come il più facile per catturare il CO2 consiste nel separarlo dal flusso di gas di combustione dopo che è avvenuta la combustione. Diversamente, il problema dell’azoto può essere superato preparando il combustibile in ambiente privo di N2 e separando il CO2 in questo stadio: questa procedura è chiamata cattura precombustione. Una terza opzione consiste nell’evitare l’introduzione dell’azoto nel sistema di combustione, utilizzando nella combustione ossigeno invece di aria: questa tecnica viene chiamata in alcuni casi denitrogenazione, ma più frequentemente combustione oxy-fuel.

La separazione di CO2 dal gas di combustione è stata applicata in (poche) centrali elettriche e in altri impianti per diversi decenni. È disponibile una serie di tecniche di separazione; attualmente, la più usata per separare il CO2 dai gas di combustione e da altre correnti di gas è il lavaggio del flusso di gas con una soluzione di ammine. Per molti aspetti, la cattura post-combustione del CO2 è analoga alla desolforazione dei gas di combustione (FGD, Flue Gas Desulphurization), tecnica ampiamente utilizzata nelle centrali elettriche alimentate a carbone e petrolio per ridurre le emissioni di SO2. In linea di principio, la cattura post-combustione può essere adattata a impianti esistenti, ma in pratica la quantità extra di energia richiesta per il processo renderebbe l’impianto non competitivo, a meno che non si tratti di un impianto già ad alta efficienza, cosicché la principale applicazione prevista riguarda centrali elettriche progettate ad hoc. La bassa concentrazione di CO2 nel gas di combustione (3-14%) implica il trattamento di un grande volume di gas, il che comporta attrezzature molto grandi e costose. Un ulteriore svantaggio legato alla bassa concentrazione di CO2 è che devono essere utilizzati solventi molto forti per catturare il CO2, e la loro rigenerazione, per il rilascio di CO2, richiede una grande quantità d’energia.

Una via alternativa per aumentare la concentrazione di CO2 consiste nel preparare il combustibile in modo tale che gli elementi che contengono carbonio possano essere rimossi prima della combustione. Questa è, di fatto, l’applicazione originaria per la quale è stata sviluppata, più di 60 anni fa, la cattura di CO2 nella produzione di gas destinato ai consumatori e alle pubbliche strutture. Il gas combustibile può essere preparato facendo reagire il combustibile con ossigeno e/o vapore per formare un gas di sintesi composto principalmente da monossido di carbonio e idrogeno. Il monossido di carbonio reagirebbe quindi con il vapore in un reattore catalitico (shift converter) per dare CO2 e ulteriore idrogeno. Il CO2 può essere così separato e l’idrogeno utilizzato come combustibile per le turbine a gas di centrali elettriche a ciclo combinato (o forse, in futuro, per le celle a combustione). Il gas combustibile si trova a pressioni elevate (per esempio, da 15 a 40 bar) con un livello medio di concentrazione di CO2 (15-40%); entrambe queste caratteristiche rendono più facile la cattura di CO2 rispetto al caso della post-combustione. La procedura è, in linea di principio, la stessa per il carbone, il petrolio o il gas naturale; tuttavia, nel caso del carbone e del petrolio viene utilizzato il processo di gassificazione per preparare il combustibile, mentre nel caso del gas naturale viene utilizzato il processo del reforming o dell’ossidazione parziale. Il grado di pulizia del gas prima della cattura è differente per i tre tipi di combustibile. Sebbene la cattura precombustione implichi un cambiamento più radicale del progetto della centrale elettrica, la maggior parte della tecnologia è stata già sperimentata nella produzione di ammoniaca e in altri processi industriali. Uno degli aspetti innovativi è che il gas combustibile dovrebbe essere essenzialmente idrogeno. Si prevede che alla fine sarà possibile, con poche modifiche, bruciare idrogeno puro in una turbina a gas, ma questa, sebbene le case costruttrici abbiano sviluppato turbine capaci di bruciare combustibili ricchi in idrogeno con diverse proporzioni, non è una tecnologia sperimentata dal punto di vista commerciale.

La concentrazione di CO2 nel flusso di gas è un fattore chiave che determina il costo del processo di cattura. Maggiore è la sua concentrazione, più semplice (e quindi economica) sarà la sua rimozione. La concentrazione del CO2 può essere aumentata notevolmente utilizzando l’ossigeno invece dell’aria durante la combustione, sia in caldaie sia in turbine a gas. Se un combustibile fossile viene bruciato in ossigeno puro, la temperatura di combustione è molto alta, ma se qualche gas di combustione viene riciclato nel combustore, la temperatura può essere ridotta a un livello simile a quello in un combustore convenzionale. Dato che il flusso di gas di combustione è composto principalmente da CO2 e acqua (vapore), il gas riciclato può essere arricchito sia in CO2 sia in acqua. Entrambi i metodi hanno mostrato di limitare in maniera efficace la temperatura di combustione. È necessaria soltanto una semplice purificazione di CO2 dopo la combustione. Lo svantaggio di questo approccio consiste nel fatto che la produzione di ossigeno è molto dispendiosa, in termini sia di costi capitali sia di consumo di energia. Il grado d’interesse per questo processo varia con il tipo di combustibile e il tipo di impianto. Visto che gran parte dell’energia rilasciata nella combustione del gas naturale deriva, diversamente dal caso del carbonio, dall’ossidazione dell’idrogeno, una grande quantità di ossigeno puro fornito alla combustione non presenterebbe vantaggi in termini di produzione di CO2 puro, rendendo la combustione oxy-fuel un metodo relativamente costoso per separare il CO2 quando si usa gas naturale come combustibile. D’altra parte, l’uso del metodo oxyfuel con il carbone (con il suo contenuto relativamente basso d’idrogeno) implica che molto più ossigeno è utilizzato per la produzione del CO2, concorrendo quindi allo scopo di separare il CO2. Tuttavia, la combustione del carbone viene di norma fatta in caldaie a basso rendimento termico, cosicché i vantaggi dei processi oxyfuel su sistemi già consolidati tendono a essere limitati, rendendo dunque difficilmente giustificabile la necessità di ricerca e sviluppo. Dato che la maggiore efficienza di un impianto a ciclo combinato (che si utilizzi gas o carbone) è basata sull’utilizzo delle turbine, non così facilmente adattabili alla combustione oxy-fuel a causa della variazione nella composizione del flusso di gas, ci sono stati meno progressi in questo ambito. Ciononostante, si sta attualmente testando un progetto che prevede l’utilizzo di turbine con una corrente riciclata ricca in acqua. Una variante del processo oxy-fuel utilizza ossigeno fornito come ossido di metalli piuttosto che sotto forma di gas di ossigeno puro. Nella tecnica nota come Chemical Looping Combustion (CLC) il combustibile viene fatto reagire con ossido di metalli, di norma in un reattore a letto fluidizzato, quindi ossidando il combustibile e riducendo l’ossido di metalli. Il metallo deve essere quindi nuovamente ossidato con esposizione all’aria ad alta temperatura. Questo processo ha luogo in una coppia di reattori utilizzati alternativamente per ossidare il combustibile e riossidare il metallo. Il modello è stato realizzato in laboratorio. Uno dei potenziali fattori limitanti in questa tecnica è la durata delle particelle solide, ma recenti studi (Lyngfelt et al., 2005) hanno dimostrato che è possibile svolgere migliaia di cicli con nuovi materiali, suggerendo una potenziale applicazione futura. Se verrà sviluppata con successo, questa tecnica potrà consentire, al pari di altri processi oxy-fuel, la produzione di un flusso ad alta concentrazione di CO2 senza ulteriore separazione, mentre si eliminerebbe la necessità di separazione in aria con le tecniche convenzionali.

Per una cattura del CO2 in grado di modificare in maniera sostanziale le emissioni globali, i serbatoi di stoccaggio devono avere una capienza sufficiente a trattenere una frazione significativa delle emissioni globali di CO2 (attualmente di circa 25 Gt/a). La valutazione di molte tra le opzioni disponibili indica che a tal fine solo determinati serbatoi naturali hanno una sufficiente capienza. Questi serbatoi naturali rientrano in due categorie: serbatoi associati a formazioni geologiche sepolte e serbatoi in mare profondo. Per renderne efficace lo stoccaggio contro i cambiamenti climatici, il CO2 deve essere immagazzinato per diverse centinaia di migliaia di anni. Dunque il requisito fondamentale di ogni impianto di stoccaggio è che devono essere soddisfatte alcune condizioni, come la presenza di una barriera fisica, che garantiscano la permanenza del CO2 nel serbatoio. Lo stoccaggio del CO2 deve avere inoltre un basso impatto ambientale, un costo contenuto ed essere conforme alle normative nazionali e internazionali. Sono state proposte altre alternative per lo stoccaggio del CO2, inclusa la possibilità di farne carbonati, il che avrebbe il vantaggio di rendere il CO2 altamente stabile, oppure di stoccarlo sotto forma di ghiaccio secco in depositi artificiali.

Recentemente, uno specifico gruppo di giuristi e linguisti ha esaminato il significato della Convenzione OSPAR in merito allo stoccaggio del CO2 sotto il fondale marino. Sebbene il testo riguardi il fondale marino (e alcune considerazioni non possano essere applicate ai giacimenti profondi al di sotto di esso), l’interpretazione della convenzione da parte dei suddetti specialisti sembra accettare che i suoi provvedimenti si applichino allo stoccaggio del CO2 in strutture geologiche al di sotto del fondale marino. Le decisioni sull’interpretazione di questa convenzione spetteranno alle autorità competenti (ossia i governi nazionali), ma l’interpretazione del testo della convenzione dovrebbe alla fine spettare alla Corte internazionale di giustizia. Le implicazioni della Convenzione OSPAR sembrerebbero permettere l’iniezione di CO2 in oceano o sotto i fondali oceanici per scopi sperimentali. Inoltre, sembrerebbe che la sua collocazione in aree marittime non sia proibita se viene fatta direttamente da terra attraverso una serie di condutture. L’approvazione dello stoccaggio in base alla Convenzione OSPAR sembra dipendere dal metodo e dallo scopo della collocazione del CO2, piuttosto che dagli effetti che l’iniezione avrebbe sull’ambiente marino. Le conoscenze attuali sembrano indicare che l’iniezione di CO2 per l’EOR non sarebbe proibita e che l’iniezione per stoccaggio sarebbe accettabile (se strettamente controllata) da fonti di CO2 in mare aperto; viceversa non sarebbe permesso iniettare CO2 derivante da sorgenti a terra.

Avendo convenuto sugli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2, il Protocollo di Kyoto fornisce le basi per gli obiettivi nazionali e i provvedimenti atti a raggiungere questi obiettivi. Inoltre, mette i provvedimenti internazionali in condizione di ridurre le emissioni, introducendo tre tipi di provvedimenti, i cosiddetti ‘meccanismi flessibili’ chiamati: Emission trading, Joint implementation e Clean development mechanism. Nessuno di questi tiene conto in modo particolare del CCS e, per quello che si sa, i progetti di CCS potrebbero essere riconosciuti in ciascuno di questi meccanismi, sebbene, in ogni caso, debba essere fatto molto di più per stabilire le procedure e i protocolli necessari.

Per essere un nuova tecnologia energetica, il sistema di cattura e stoccaggio del CO2 ha progredito a velocità ragguardevole dai significativi studi preliminari di fattibilità e costi, fino a divenire materia concreta di discussione tra primi ministri, presidenti e vertici delle maggiori corporazioni. Il fatto che contemporaneamente la minaccia dei cambiamenti climatici sia stata considerata più seriamente ha fornito un supporto nell’esame di questa opzione, favorita inoltre dal crescente riconoscimento delle limitazioni di altre opzioni di mitigazione. Ciononostante, è probabile che la maggior parte delle alternative conosciute avrà un ruolo nella correzione dei cambiamenti climatici. La cattura e lo stoccaggio di CO2 da soli potrebbero non risolvere il problema dei cambiamenti climatici. Dunque la soluzione ottimale consiste probabilmente nel coinvolgere un portfolio di alternative, i cui contenuti varieranno nelle differenti parti del mondo e cambieranno nel tempo. Tenuto conto che le sfide descritte possono essere superate con successo, la tecnologia della cattura e stoccaggio di CO2 gioca un ruolo non indifferente per contrastare il maggior problema ambientale che investe il 21° secolo: il cambiamento del clima.

Il meccanismo che si sviluppa nell'articolato è quello conosciuto del credito di imposta finalizzato allo scopo, che vanta numerosi precedenti in passato anche prossimo e perciò non necessita di particolare illustrazione.

PROGETTO DI LEGGE - N. ______

PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.

(Credito di imposta per favorire la cattura, il trasporto e lo stoccaggio del CO2 prodotto dai combustibili fossili da parte delle imprese).

1. Alle imprese che adottano procedimenti idonei alla cattura, al trasporto e allo stoccaggio del diossido di carbonio (CO2) derivante dalla combustione dei combustibili fossili utilizzati nei processi produttivi è concesso un credito di imposta nella misura stabilita dall'articolo 2.

Art. 2.

(Misura del credito di imposta).

1. Il credito di imposta, di cui all'articolo 1, è pari al costo di acquisto delle immobilizzazioni materiali di cui all'articolo 2424, primo comma, lettera B), n. II, del codice civile, sostenute nell’esercizio e necessarie per la cattura, il trasporto e lo stoccaggio del diossido di carbonio (CO2).

2. Il credito di imposta, di cui al comma 1, che non concorre alla formazione del reddito imponibile ed è comunque riportabile nei periodi successivi, può essere fatto valere ai fini del versamento dell'imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF), dell'imposta sul reddito delle società (IRES), dell'imposta regionale sulle attività produttive (IRAP), dell'imposta sul valore aggiunto (IVA) e dell'imposta municipale propria (IMU), anche in compensazione ai sensi del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, e successive modificazioni, per i soggetti nei confronti dei quali trova applicazione tale normativa.

3. I soci delle società e degli altri soggetti di cui all’art. 5 del decreto Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, possono usufruire del credito di imposta che rimanga incapiente in capo alla società in proporzione alla propria quota di partecipazione agli utili.

4. Il credito di imposta non è rimborsabile; tuttavia esso non limita il diritto al rimborso di imposte ad altro titolo spettanti.

Art. 3.

(Regolamento di attuazione).

1. Con decreto del Ministro delle finanze, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico, ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, è adottato il regolamento di attuazione della presente legge. Il decreto è emanato entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, e reca, altresì, disposizioni sulle procedure, ai fini di controllo, con le quali il soggetto che fruisce del credito deve informare la pubblica amministrazione dell'avvenuto completamento dell’investimento oggetto della presente agevolazione.

Art. 4.

(Entrata in vigore).

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.


Stakeholders (persone coinvolte)

Chi riceverà dei vantaggi e degli svantaggi dal raggiungimento dell'obbiettivo e dalle soluzioni proposte? Tali soggetti sono stati coinvolti nella discussione di questa proposta? In che modo?

Requisiti della soluzione

Quali sono le caratteristiche che dovrebbe rispettare la soluzione ideale? Possono essere indicati sia requisiti tecnici che valori e principi da rispettare.

Solution 1: Proposta di legge tipo

Descrizione della soluzione

Descrivere la soluzione che, concretamente, si propone di adottare per raggiungere l'obiettivo.

Da far approvare il prima possibile!!

Soggetto attuatore e verifica

Da individuare

Risorse necessarie e loro reperimento

Sono necessari fondi, volontari, strumenti, competenze specifiche per realizzare questa soluzione? Elencarli e quantificarli. Come saranno reperite tali risorse?

Aspetti etici, ambientali, sociali

Questa soluzione soddisfa i requisiti etici del gruppo o della comunità a cui si rivolge? Qual'è il suo impatto sociale ed ambientale?

E' disponibile della documentazione relativa alla soluzione?

Elencare e riassumere i principali vantaggi e i punti di forza di questa soluzione. Indicare chi sono i soggetti interessati dai vantaggi.

Elencare e riassumere i principali svantaggi e problemi di questa soluzione. Indicare chi sono i soggetti interessati dagli svantaggi.


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